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Perché è così difficile sfatare i miti sulla formazione del traduttore?
Thread poster: Gaetano Silvestri Campagnano
Gaetano Silvestri Campagnano
Gaetano Silvestri Campagnano  Identity Verified
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Feb 6, 2021

Tra i miti più duri a morire nel campo della traduzione, troviamo quelli sulla formazione del traduttore. Vediamo, infatti, che, ciclicamente, fin dagli albori del sito di ProZ, ricorrono discussioni su quale sia la formazione che possa conferire a un traduttore il diritto di potersi chiamare veramente tale.

Questi miti possono suddividersi in due tipi sostanziali, completamente opposti tra loro, e ugualmente assiomatici e totalizzanti. Infatti, entrambi i miti teorizzano che un de
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Tra i miti più duri a morire nel campo della traduzione, troviamo quelli sulla formazione del traduttore. Vediamo, infatti, che, ciclicamente, fin dagli albori del sito di ProZ, ricorrono discussioni su quale sia la formazione che possa conferire a un traduttore il diritto di potersi chiamare veramente tale.

Questi miti possono suddividersi in due tipi sostanziali, completamente opposti tra loro, e ugualmente assiomatici e totalizzanti. Infatti, entrambi i miti teorizzano che un determinato tipo di formazione sia assolutamente necessaria per dar vita a un traduttore degno di questo nome, e lo fanno in modo assoluto, senza ammettere eccezioni. E sono, cioè:

1) Il mito della necessità assoluta di una formazione linguistico-traduttiva

2) Il mito della necessità assoluta di una formazione tecnica specifica

Per maggiore semplicità, definirò i sostenitori dei due miti, rispettivamente "puristi" e "tecnicisti".

A onor del vero, tra le due opposte "tifoserie" (giustamente definibili in questo modo, per le posizioni ugualmente perentorie), quella più rappresentata qui in ProZ è quella dei "puristi". Tuttavia, negli ultimi anni, di tanto in tanto, anche i "tecnicisti" hanno fatto capolino, con interventi brevi, ma significativi.

Riassumerò ora in modo schematico le posizioni dei sostenitori dei due miti opposti, prima di trarre le conclusioni che faranno da spunto alla discussione. Una discussione che spero sia costruttiva (anche se immagino che sicuramente mi attirerò gli strali dei più accesi esponenti di entrambi gli schieramenti…), e che vorrei assumesse la forma di un sondaggio sul motivo per cui è ancora difficile sfatare questi miti.

Posizione dei "puristi":

Può fare il traduttore solo chi si laurea in traduzione (o, al massimo, in lingue e letterature straniere o che, comunque, consegue dei titoli e segue corsi approfonditi nel settore della traduzione, studia, anche in privato, la teoria e pratica della traduzione, ecc.*)

(*In parentesi la posizione meno estrema, che, bontà dei "puristi", sembra aver preso piede in tempi più recenti. Al contrario, prima di allora, e per diversi anni, i "puristi" hanno sempre aperto, in questo forum, discussioni fiume per mettere in chiaro che i veri traduttori erano solo i laureati in traduzione, e che tra i "non idonei" andavano considerati tutti quelli che non disponevano di questa laurea, compresi, quindi, anche i laureati in lingue e letterature straniere, come il sottoscritto.)

Posizione dei "tecnicisti":

Può fare il traduttore di testi medici solo un medico, il traduttore di testi giuridici solo un avvocato (o comunque un laureato in giurispudenza*), il traduttore di testi tecnici solo un ingegnere (o, al massimo, un tecnico altamente specializzato), il traduttore di testi economico-finanziari solo un laureato in economia, ecc.

(*A testimonianza di quanto siano estreme anche queste posizioni, ricorderò un episodio abbastanza sconcertante di alcuni anni fa, in cui, in un gruppo di discussione diverso da ProZ, una sedicente avvocata, dopo aver esposto la tesi "tecnicista" del suo settore, ergendosi sulla sua presunta professione forense, ha persino minacciato di querelare chiunque osasse contraddirla…)

Conclusione

A mio modestissimo avviso, anche sulla base del più elementare buon senso, è naturale constatare che entrambe le posizioni sono del tutto errate, e non trovano alcun riscontro nella realtà. Sappiamo infatti tutti che, non solo ProZ, ma il mondo intero è pieno di ottimi traduttori, sempre apprezzati da clienti abituali, che non hanno mai frequentato una facoltà o scuola di lingue o di traduzione, o che, d'altro canto, non hanno mai preso una laurea specifica sulle discipline in cui traducono, nonostante lo facciano in modo perfetto, o persino traduttori che hanno imparato a tradurre egregiamente con la sola esperienza pratica.

(Nel mio caso specifico, credo di potermi collocare in una posizione intermedia rispetto a tutte le suddette situazioni, essendo uscito da una facoltà di lingue e letterature straniere che, pur appartenendo a un'università prestigiosa come l'Orientale di Napoli, praticamente non si occupava quasi mai di traduzione. E immagino che sia accaduto sicuramente lo stesso a tutti i laureati in lingue della mia generazione. La mia formazione, perciò, dall'università in poi, è avvenuta unicamente con l'esperienza pratica personale.)

Ora, riguardo all'improponibilità e inverosimiglianza dei due accennati miti opposti, si può concludere che, come tutte le posizioni estreme, queste tesi sono entrambe errate per il semplice fatto che la verità sta nel mezzo. Anzi, a maggior ragione nel nostro settore, si può dire che non esistono assiomi o verità assolute riguardo alla formazione del traduttore, perché, trattandosi, per fortuna, di un settore estremamente vario (e proprio qui sta la sua bellezza), i percorsi per arrivare al pur difficile traguardo di una traduzione corretta sono innumerevoli, e non conta il percorso fatto, ma solo il punto di arrivo. Sembra un'affermazione lapalissiana, ma è proprio così: il vero traduttore è solo chi traduce correttamente. Come sia arrivato a quel risultato non ha alcuna importanza. Importa solo il risultato.

Quindi, dopo una constatazione così evidente, la domanda spontanea è come mai sia così difficile, anche in ProZ, sfatare due miti opposti e altrettanto radicati, nonostante siano entrambi totalmente estranei alla realtà.

Sarebbe perciò interessante ascoltare le risposte in proposito.

Pregasi gentilmente astenersi "tifosi" dei due miti con eventuali loro riproposizioni (di cui nel forum se ne ha francamente abbastanza) o, ancor peggio, attacchi personali, ma sono gradite risposte sul merito della domanda.

Buon fine settimana a tutti,

Gaetano


[Modificato alle 2021-02-06 16:30 GMT]
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Susanna Martoni
Cristina Bufi Poecksteiner, M.A.
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P.L.F. Persio
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Ben detto! Feb 6, 2021

Gaetano Silvestri Campagnano wrote:

Un intervento intelligente, sensato, esauriente, esposto con chiarezza e garbo.


[Modificato alle 2021-02-06 03:27 GMT]


Non potrei aggiungere null'altro a quanto hai già scritto, Gaetano, è anche quel che penso anch'io.

Grazie di cuore e buon fine settimana a te e a tutt*!


 
Giovanni Guarnieri MITI, MIL
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Per me... Feb 6, 2021

...il traduttore ideale è l'ingegnere che ha fatto la scuola di traduzione... o il laureato in traduzione che è diventato ingegnere. E poi ci sono io, naturalmente, che ha solo la laurea in lingue... a lettere, mi raccomando, eh...

Buone traduzioni a tutti, per riproporre lo slogan di un nostro caro collega...


Angie Garbarino
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Susanna Martoni
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Gaetano Silvestri Campagnano
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Idealità e realtà Feb 6, 2021

Giovanni Guarnieri MITI, MIL wrote:

...il traduttore ideale è l'ingegnere che ha fatto la scuola di traduzione... o il laureato in traduzione che è diventato ingegnere. E poi ci sono io, naturalmente, che ha solo la laurea in lingue... a lettere, mi raccomando, eh...

Buone traduzioni a tutti, per riproporre lo slogan di un nostro caro collega...


Esatto Giovanni. A parte gli scherzi, l'ideale esiste sempre, ma non fa parte della realtà. Esistono certamente i plurilaureati e plurititolati che hai citato (e che comunque meritano un grande "chapeau", anche da parte mia), ma comunque non fanno testo, perché rappresentano naturalmente delle eccezioni. Poi ci sono quelli come te e come me, laureati solo in lingue e letterature straniere (e anche nella mia università, quando, a suo tempo, ho frequentato l'Orientale, il corso di lingue e letterature straniere faceva parte della facoltà di lettere: la facoltà di lingue fu istituita di lì a poco), ma anche tanti altri che hanno solo l'uno o l'altro tipo di formazione universitaria, o persino solo l'esperienza e che (escluso il sottoscritto, che non vuole autoincensarsi), traducono comunque in modo eccellente, come dicevo.

Gaetano

[Modificato alle 2021-02-06 14:26 GMT]


 
Angie Garbarino
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Qui posso confermare Feb 6, 2021

Gaetano Silvestri Campagnano wrote:

(escluso il sottoscritto, che non vuole autoincensarsi), traducono comunque in modo eccellente, come dicevo.

Gaetano


Mi astengo dal resto ma una cosa la devo dire, ho visto un tuo lavoro anni fa e devo dire che era davvero eccellente, lo dico sul serio, davvero eccelso.
Buon sabato!


 
Gaetano Silvestri Campagnano
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Grazie mille a tutti Feb 6, 2021

Grazie mille a tutti i colleghi intervenuti finora, anche, bontà vostra, per le parole elogiative. Non vorrei che il filone diventasse uno scambio di complimenti, ma anch'io non posso fare a meno di constatare l'alto livello di competenza di tutti voi che avete scritto qui fino a questo momento, compresi quelli che hanno pubblicato gli "accordi" ai post, come si vede ampiamente da tempo in base a tutti i vostri interventi nell'area KudoZ.

PS: dimenticavo un doveroso riconoscimento
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Grazie mille a tutti i colleghi intervenuti finora, anche, bontà vostra, per le parole elogiative. Non vorrei che il filone diventasse uno scambio di complimenti, ma anch'io non posso fare a meno di constatare l'alto livello di competenza di tutti voi che avete scritto qui fino a questo momento, compresi quelli che hanno pubblicato gli "accordi" ai post, come si vede ampiamente da tempo in base a tutti i vostri interventi nell'area KudoZ.

PS: dimenticavo un doveroso riconoscimento ad Angioletta. Oltre al fatto che, come già accennato, ho da tempo avuto modo di constatare la sua notevole competenza nell'area KudoZ, soprattutto in campo giuridico, a mio parere (per quel che può contare), lei è stata la miglior moderatrice della sottocomunità italiana di ProZ, insieme solo al mio compaesano Vincenzo Di Maso, e ad Angela Arnone e Mariella Bonelli, del periodo precedente.

A presto, buon sabato e buona Domenica a tutti,

Gaetano

[Modificato alle 2021-02-07 09:16 GMT]
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Daniela Zambrini
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Non ho una risposta vera e propria Feb 6, 2021

Torno raramente a intervenire nel forum del quale sono stata moderatrice per qualche anno, tempo addietro, ma mi piace come ha formulato la domanda Gaetano e soprattutto la preghiera di astenersi alle tifoserie più o meno accanite e ripetitive.
Pertanto, farò il possibile per esprimere un pensiero bilanciato (anche se non ho una vera e propria risposta alla sua domanda ).

Qui rappresentiamo davvero un po’
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Torno raramente a intervenire nel forum del quale sono stata moderatrice per qualche anno, tempo addietro, ma mi piace come ha formulato la domanda Gaetano e soprattutto la preghiera di astenersi alle tifoserie più o meno accanite e ripetitive.
Pertanto, farò il possibile per esprimere un pensiero bilanciato (anche se non ho una vera e propria risposta alla sua domanda ).

Qui rappresentiamo davvero un po’ tutti generazioni diverse, così come diversi sono stati i nostri percorsi di studi e le nostre vite. Anche io provengo dal Corso di Laurea in Lingue e Letterature Straniere Moderne (della Facoltà di Lettere) e di traduzione non si parlava affatto, la maggior parte degli esami vertevano sulla linguistica e sulla letteratura. I personal computer (almeno ai miei tempi) erano nella migliore delle ipotesi dei word processor usati esclusivamente per scrivere la tesi. Credo che con la rimodulazione dei percorsi universitari (Laurea triennale e Laurea specialistica) e l’uso delle nuove tecnologie, grazie anche all’ampia offerta di varie tipologie di master per ulteriori specializzazioni, i giovani escano ora dalla formazione accademica leggermente più preparati per affrontare il mondo del lavoro nel nostro settore, anche se forse meno predisposti ad attendere i risultati della gavetta. A circa trent’anni dalla mia laurea io non ho mai smesso di studiare, di mettermi in discussione, di apprendere nuove competenze informatiche e di tenermi al passo con l’evoluzione del settore. Non vorrei sembrare troppo antica e bacchettona, ma a volte ho l’impressione che i neolaureati si aspettino il successo nel trovare i clienti (e la perfezione di esecuzione) al primo tentativo. Partono da una esperienza puramente teorica, con domini di specializzazione estremamente limitati e, almeno in Italia, zero conoscenza degli aspetti fiscali e previdenziali.

E qui mi riallaccio al mito contrapposto, ovvero coloro che sono specialisti in un determinato campo, e che magari per la difficoltà di trovare un lavoro strutturato, per esempio nel campo dell’ingegneria o dell’architettura, hanno diversificato le loro competenze perché dotati di un’ottima conoscenza di una lingua straniera. Se specializzandosi nel loro principale dominio di studi hanno redatto un certo numero di articoli e pubblicazioni o collaborato con riviste di settore, sicuramente hanno acquisito una familiarità con la parola scritta che li ha avvantaggiati nell’intraprendere la carriera del traduttore tecnico o addirittura giuridico. Partono da una esperienza teorica anch’essi, ma con un dominio di specializzazione già approfondito che può essere una carta vincente agli inizi. Conditio sine qua non, l’ottima conoscenza di entrambe le lingue di lavoro. Ma questo, ovviamente, vale per tutti.

Insomma… ho detto tutto e niente, e forse solo tante banalità 😊 Ma mi sono accorta che per quanto sia stata dura la gavetta per noi “diversamente giovani” agli inizi, senza internet veloce, senza dizionari elettronici, senza CAT tool, abbiamo comunque sviluppato spalle forti e cervelli agili.

E dunque, qualsiasi sia il punto di partenza della formazione dei nuovi traduttori oggi (linguistico-traduttiva o tecnico-specifica), essi hanno molte più frecce nelle loro faretre da poter scoccare e io, di conseguenza, ho molta meno pazienza con coloro che si lamentano e lagnano al primo inciampo!

Buon week-end!
D.
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Chéli Rioboo
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Luca Tutino
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Comprensione approfondita, comunicazione efficace, e comportamento professionale Feb 7, 2021

Sono molto d'accordo con quanto detto fin qui (scambi di complimenti compresi): credo che, al di là dell'adeguata conoscenza delle lingue di lavoro, l'acquisizione di tratti certi distintivi di un buon traduttore freelance possa passare per molte vie diverse. Intervengo solo per aggiungere una testimonianza di un traduttore apparentemente privo di studi specifici, tecnici o di traduzione.

Come buona parte di chi nella mia generazione ha studiato in facoltà umanistiche, ho anche a
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Sono molto d'accordo con quanto detto fin qui (scambi di complimenti compresi): credo che, al di là dell'adeguata conoscenza delle lingue di lavoro, l'acquisizione di tratti certi distintivi di un buon traduttore freelance possa passare per molte vie diverse. Intervengo solo per aggiungere una testimonianza di un traduttore apparentemente privo di studi specifici, tecnici o di traduzione.

Come buona parte di chi nella mia generazione ha studiato in facoltà umanistiche, ho anche alle spalle diversi anni di studio di latino e greco antico, non ricordo più se sei o sette - forse otto. Nella mia scuola queste materie erano tra le più importanti e il loro insegnamento culminava nei frequenti compiti in classe - ovvero traduzioni, traduzioni e traduzioni. Sinceramente, per quanto amassi la letteratura antica, soprattutto quella greca, per me queste traduzioni furono spesso un incubo. Durante tutto il corso degli studi gli insegnanti non lesinavano voti di molto inferiori al 4 e in uno dei primi anni fui anche ripetente, in latino e greco, appunto. Non ci fu scampo: per andare avanti dovetti apprendere ad eseguire con discreta sicurezza traduzioni come si deve. Da lingue con cui per forza di cose non potevo avere la dimestichezza che ho poi acquisito con le lingue "vive", e che al contrario di queste ultime per essere comprese richiedevano conoscenze anche extralinguistiche acquisibili solo sui libri.

Il successivo studio universitario - con un piano di studi parzialmente incentrato sulla Filosofia del linguaggio - ha avuto naturalmente la sua importanza nella mia formazione. Ma quando poco dopo la laurea assunsi una posizione in cui avevo tra l'altro la responsabilità pubblicare un gran numero di traduzioni altrui e di eseguirne qualcuna, mi resi conto che la mia competenza per questa parte della mia attività derivava più dagli studi scolastici che da quelli universitari. E la stessa consapevolezza mi accompagna tuttora, dopo oltre 30 anni di lavoro e di evoluzione, anche quando affronto testi tecnici o specialistici in settori che rappresentano quanto di apparentemente più lontano si possa immaginare dalla letteratura antica.
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Gaetano Silvestri Campagnano
Daniela Zambrini
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Giovanni Guarnieri MITI, MIL
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Traduzioni Feb 7, 2021

Daniela Zambrini wrote:

Anche io provengo dal Corso di Laurea in Lingue e Letterature Straniere Moderne (della Facoltà di Lettere) e di traduzione non si parlava affatto, la maggior parte degli esami vertevano sulla linguistica e sulla letteratura.


Io ho studiato Germanistica (Lettere e Filosofia) a Pisa (1982-1988 - e sì, sono vecchio) e noi di traduzioni ne facevamo parecchie. È proprio da qui che è scaturita la mia passione. Presumo che ogni istituto abbia filosofie d'insegnamento diverse. Io l'avevo dato per scontato.


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La verità sta nel mezzo Feb 7, 2021

Io ho iniziato a fare questo mestiere esattamente dieci anni fa e ricordo ancora quanto i colleghi laureati o laureandi in traduzione fossero indignati per il fatto che una semplice laureata in lingue (anch'io facoltà di lettere) osasse approcciarsi a una professione che, credo, ritenevano una loro esclusiva. Ora come dici tu, Gaetano, quantomeno anche noi laureati in lingue siamo considerati degni di fare i traduttori.

Sono anch'io dell'idea che molta parte dell'esperienza e della
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Io ho iniziato a fare questo mestiere esattamente dieci anni fa e ricordo ancora quanto i colleghi laureati o laureandi in traduzione fossero indignati per il fatto che una semplice laureata in lingue (anch'io facoltà di lettere) osasse approcciarsi a una professione che, credo, ritenevano una loro esclusiva. Ora come dici tu, Gaetano, quantomeno anche noi laureati in lingue siamo considerati degni di fare i traduttori.

Sono anch'io dell'idea che molta parte dell'esperienza e della competenza si acquisisca sul campo. Non sono del tutto certa di aver espresso bene questa posizione, che è anche per me intermedia, nell'altra discussione. Ribadisco che ho un enorme rispetto e stima nei confronti di chi, pur avendo fatto studi non prettamente linguistici, avvia una carriera come traduttore. Tuttavia è più complicato di quanto le due "tifoserie" possano far credere.

Quando ero all'università erano previsti alcuni corsi di traduzione, ma c'era più storia delle teorie che pratica, e anche quando c'era la pratica pareva non si potesse pensare ad altro tipo di traduzione che a quella letteraria.

Non posso dire che sia stata l'università a insegnarmi a tradurre. Devo molto a un professore di inglese che mi diede l'opportunità di cimentarmi in una breve traduzione che poi fu pubblicata, seguendomi passo passo nel lavoro e dandomi una marea di consigli interessanti. Ma devo anche molto alla mia prima esperienza lavorativa come traduttrice in-house, non in un'agenzia di traduzione, ma in una multinazionale che aveva il proprio reparto di traduzione. L'approccio nell'assumere i traduttori era molto diverso da quello delle agenzie di traduzione e non veniva data particolare importanza al percorso di studi fatto. In quei due anni ho imparato veramente tanto, compreso l'uso dei CAT tools che fino ad allora non avevo mai sentito nominare.

Devo dire che la maggior parte delle idee da "tifosi" le ho trovate nei colleghi italiani; certo, anche qualche collega di altre nazionalità ha idee analoghe, ma secondo la mia esperienza è molto più raro. Qui trovo una maggiore tendenza alla competizione anche spietata.

Per finire, voglio raccontarvi un aneddoto: agli inizi della mia carriera una collega laureata in traduzione si disse "agghiacciata" dal fatto che io e gli altri colleghi in azienda facessimo ricerche terminologiche online. A suo dire, l'unica ricerca terminologica ammissibile era quella sui libri di carta, in biblioteca. Era il 2011, non il 1990.
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Gaetano Silvestri Campagnano
Mario Cerutti
Maria Giovanna Polito
Claudio Porcellana (X)
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Gaetano Silvestri Campagnano
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Esperienza simile Feb 7, 2021

Luca Tutino wrote:

Come buona parte di chi nella mia generazione ha studiato in facoltà umanistiche, ho anche alle spalle diversi anni di studio di latino e greco antico, non ricordo più se sei o sette - forse otto. Nella mia scuola queste materie erano tra le più importanti e il loro insegnamento culminava nei frequenti compiti in classe - ovvero traduzioni, traduzioni e traduzioni.


Grazie mille, Luca, per l'ottima testimonianza, che mi ha fatto tornare ai bei tempi del liceo classico, che ho frequentato anch'io, ma anche all'epoca in cui si studiava e si traduceva da e verso il latino anche alle scuole medie (ora speriamo che non ci prendano per dinosauri ).

Con il tuo post mi hai fatto rendere conto che anche le versioni di greco e latino (lingue, di fatto, tutt'altro che morte, e che ho poi in buona parte dimenticato, benché meno di quanto pensi, come spesso mi rendo conto), mi hanno sicuramente aiutato ad acquisire familiarità con i meccanismi della traduzione. E questo ancor prima della facoltà di lingue, dove, come dicevo, le traduzioni vere e proprie erano quasi assenti, e si sono limitate a qualche rara esercitazione di laboratorio linguistico o a pochi compiti scritti di inglese.

Al liceo preferivo di gran lunga le versioni di greco, una lingua che trovavo molto più facile da tradurre, almeno a livello di base (naturalmente a seconda degli autori, e preferivo decisamente Erodoto, mentre amavo molto meno Tucidide...). Questo per il ben noto paradosso in base al quale il greco antico ha una struttura sintattica molto più lineare e vicina all'Italiano, che lo rende per noi molto più scorrevole del latino. Senza contare che ha l'articolo come l'italiano, mentre l'assenza dell'articolo nel latino risulta per noi molto insolita. Infatti, se non vado errato, tra le lingue moderne europee più note, questo aspetto trova riscontro solo nel russo e nelle altre lingue slave.

[Modificato alle 2021-02-07 21:51 GMT]


 
Gaetano Silvestri Campagnano
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Traduzione e facoltà di lingue Feb 7, 2021

Grazie mille anche a te, Marina, per aver raccontato esperienze nelle quali mi riconosco in gran parte anch'io, soprattutto riguardo al periodo universitario:

Marina Taffetani wrote:

Quando ero all'università erano previsti alcuni corsi di traduzione, ma c'era più storia delle teorie che pratica, e anche quando c'era la pratica pareva non si potesse pensare ad altro tipo di traduzione che a quella letteraria.


Per me è stato molto peggio. Corsi di traduzione vera e propria neanche a parlarne, ma solo disquisizioni teoriche, e anche queste capitate sulla mia strada solo per puro caso. Infatti il programma del mio secondo esame di glottologia (la mia materia preferita, in cui poi diedi anche la tesi) quell'anno era incentrato sulla "Teoria e storia della traduzione", ma analizzata sempre e solo dal punto di vista letterario. Anche tutti gli esempi specifici, sia quelli riportati nelle lezioni che nei testi di base, provenivano sempre da opere letterarie.

Immagino e spero che oggi le facoltà di lingue diano uno spazio notevolmente più ampio alla traduzione, anche dal punto di vista pratico, non solo teorico e che, inoltre, non si occupino solo di traduzione letteraria. Senza contare il fatto che, già da diversi anni, in molti atenei sono stati attivati dei veri e propri corsi di laurea in traduzione.

Marina Taffetani wrote:

Per finire, voglio raccontarvi un aneddoto: agli inizi della mia carriera una collega laureata in traduzione si disse "agghiacciata" dal fatto che io e gli altri colleghi in azienda facessimo ricerche terminologiche online. A suo dire, l'unica ricerca terminologica ammissibile era quella sui libri di carta, in biblioteca. Era il 2011, non il 1990.


Questo è veramente incredibile, considerando che era il 2011!!

Anche qui in ProZ, tutti abbiamo letto più volte interventi abbastanza discutibili sullo scetticismo di alcuni colleghi verso le ricerche via Internet e persino sulla stessa attendibilità delle risorse e dei siti web, ma questo avveniva in gran parte diversi anni fa, se non proprio agli inizi di ProZ. Ma pensare che qualcuno possa manifestare un atteggiamento del genere ancora nel 2011 sembra quasi pura fantascienza!

[Modificato alle 2021-02-07 21:59 GMT]


 
Chiara Santoriello
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Non prendo posizioni ma condivido in parte quello che hai detto Feb 8, 2021

Non tutte le Università di lingue e letterature straniere trascurano la parte traduttiva, nella mia Università era molto consistente e comprendeva esercitazioni di traduzione ed esami di traduzione.
Lo scritto di lingua comprendeva: dettato, traduzione e composizione.
Dipende dal fatto che la Facoltà sia associata a Lettere o meno. La mia era del tutto indipendente da Lettere.

Gaetano Silvestri Campagnano wrote:


(Nel mio caso specifico, credo di potermi collocare in una posizione intermedia rispetto a tutte le suddette situazioni, essendo uscito da una facoltà di lingue e letterature straniere che, pur appartenendo a un'università prestigiosa come l'Orientale di Napoli, praticamente non si occupava quasi mai di traduzione. E immagino che sia accaduto sicuramente lo stesso a tutti i laureati in lingue della mia generazione. La mia formazione, perciò, dall'università in poi, è avvenuta unicamente con l'esperienza pratica personale.)



[Modificato alle 2021-02-08 13:06 GMT]


 
Gaetano Silvestri Campagnano
Gaetano Silvestri Campagnano  Identity Verified
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Prova scritta di inglese Feb 8, 2021

Chiara Santoriello wrote:


Non tutte le Università di lingue e letterature straniere trascurano la parte traduttiva, nella mia Università era molto consistente e comprendeva esercitazioni di traduzione ed esami di traduzione.
Lo scritto di lingua comprendeva: dettato, traduzione e composizione

Gaetano Silvestri Campagnano wrote:


(Nel mio caso specifico, credo di potermi collocare in una posizione intermedia rispetto a tutte le suddette situazioni, essendo uscito da una facoltà di lingue e letterature straniere che, pur appartenendo a un'università prestigiosa come l'Orientale di Napoli, praticamente non si occupava quasi mai di traduzione. E immagino che sia accaduto sicuramente lo stesso a tutti i laureati in lingue della mia generazione. La mia formazione, perciò, dall'università in poi, è avvenuta unicamente con l'esperienza pratica personale.)



Chiara, tutti i corsi di lingue e letterature straniere hanno sempre incluso prove scritte con dettato, traduzione e composizione. Questo è proprio il "minimo sindacale". Inoltre, forse non hai ancora letto un mio post successivo, in cui ho specificato che anche nel corso di lingue che ho frequentato, all'Orientale di Napoli, benché non esistessero insegnamenti o materie specifiche dedicate alla traduzione, ho comunque svolto delle traduzioni durante le prove scritte annuali relative ai quattro esami di inglese.

[Modificato alle 2021-02-08 13:18 GMT]


 
Susanna Martoni
Susanna Martoni  Identity Verified
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Tecnicismi e purismi Feb 8, 2021

Gaetano Silvestri Campagnano wrote:

Questi miti possono suddividersi in due tipi sostanziali, completamente opposti tra loro, e ugualmente assiomatici e totalizzanti. Infatti, entrambi i miti teorizzano che un determinato tipo di formazione sia assolutamente necessaria per dar vita a un traduttore degno di questo nome, e lo fanno in modo assoluto, senza ammettere eccezioni. E sono, cioè:

1) Il mito della necessità assoluta di una formazione linguistico-traduttiva

2) Il mito della necessità assoluta di una formazione tecnica specifica

Per maggiore semplicità, definirò i sostenitori dei due miti, rispettivamente "puristi" e "tecnicisti".




[Modificato alle 2021-02-06 16:30 GMT]


Grazie Gaetano per questi interventi.
Anche nel mio caso specifico la collocazione risiede in posizione intermedia rispetto ai miti.
Figurati che quando ho iniziato a lavorare non avevo completato l'Università di lingue. Ho fatto esperienza all'estero come traduttrice e in seguito ho lavorato per 10 anni in agenzia in Italia, facendomi ossa e controssa con le traduzioni tecniche, editoriali e con la gestione delle risorse interne ed esterne.
Ho intrapreso la professione autonoma di freelance e a 46 anni mi sono vorticosamente laureata in Scienze della Comunicazione mentre lavoravo come traduttrice.

Non sono purista, tranne per il fatto che mi piacciono le scienze del linguaggio e di conseguenza si aprono sipari sempre nuovi, anche puristi, da esplorare.
Non sono tecnicista data la specializazione ma dopo anni e anni mi ritrovo a gestire progetti molto tecnici (ultra, a volte).

Un saluto!
Susanna


 
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